Posts Tagged ‘giornalismo’

Rassegna stampa.

11 gennaio 2011

Stamane apro il reader dei feed, leggoleggoleggo.
E due articoli mi colpiscono.

Mi colpiscono non nel senso di OH che begli articoli, che finezza, che stile, che idee.
Mi colpiscono come due schiaffi, mafforte, eh.

1) ‘RIP rock’n’roll?’
Breve sunto: l’anno scorso nella top 100 dei singoli più venduti ci stavano 13 canzoni rock; quest’anno solo 3.
Ora, apparte dichiarare la morte del rocknroll esaminando nzesà quale classifica di singoli venduti in nzesà quale paese, possiamo concordare o non concordare col cordoglio dell’articolista.
Più arduo condividerere la classificazione ‘ROCKNROLL’ di queste 3 canzoni, che vi invito caldamente a NON ascoltare.
Questa, questa e quest’altra.

2) Su Rockit ci sta questa recensione del cd dei Verdena che esce il 18 gennaio.
Scritta da Carlo Pastore.
Se ce la fate, leggetela.
Io ce l’ho fatta ma è stata dura, avevo appena fatto colazione.

Considerazioni finali:
Il mondo dell’editoria commerciale è strapiena di gente che non capisce un cazzo di musica ma che viene pagata per scriverne.

Quindi, posso tranquillamente cominciare a parlare di calcio&politica anche io.

Ma soprattutto quel coglione di carlopastore ha già ascoltato il cd che io aspetto da 3 anni, e io devo aspettare un’altra settimana.

Dyo, il mondo è così ingiusto.

[Silently]

Quando ti intervista Topo Gigio.

13 novembre 2010

Ieri con mio sommo gaudio&giubilo ho condiviso una news con tutti i miei amichetti, ero veramente molto felice.

Stamattina apro il Reader dei Feed e, con altrettanto gaudio, vedo che il Dead Air Space ha una news anch’esso: merce rara sul sito dei Radiohead! Corriamo a vedere! DAI!

Ecco la news: chi ha intervistato Jonny Greenwood per Rolling Stones Italia ha  scritto un sacco di cazzate (ve la faccio breve).

Una parziale riproduzione dell’articolo è questa, riportata da ConsequenceOfSound, che poverini avevano già ripreso la ‘notizia’ italiana, subito smentita con classe ed ironia da Jonny sul Dead Air Space (che fra parentesi ha subito da pochi giorni un restyling davvero impressionante).

Questa storia mi ricorda qualcuno.

E comunque non si gioca coi sentimenti, diodellecittà.

[Silently]

Repubblica spoilera il finale della 4° stagione di Dexter.

5 marzo 2010

Se non siete fan di Dexter (sciocchi), potete tranquillamente aprire questo link (a cui si può senza sforzo giungere dalla homepage di Repubblica di oggi), leggerne l’intero contenuto, poi andare in giro a cercare tra i vostri amici qualcuno che sta attendendo con AnZia e Trepidazione l’inizio della 4° stagione di Dexter in italiano, e voi, VOI che non avete mai visto una sola puntata del nostro beniamino, potete agevolmente rovinargli un’intera STAGIONE, 12 episodi di pura delizia, perchè lo spettacolare e totalmente inatteso finale di stagione (che io ho già visto, e, ripeto, è da farti cascare gli occhi dalle orbite) è tutto già contenuto e rivelato nel succitato articolo.

Cazzo siete davvero fortunati che io lo abbia già visto. Altrimenti vi avrei demolito la vostra fottuta sede centrale e tutte le succursali che sarei riuscita a trovare per l’Italia.

Altro che Dexter.

[Silently]

Ultim’ora.

5 marzo 2010

ULTIM’ORA (scritta bianca su striscia rossa) Sky TG24 dell’altroieri:
“Oggi alla UE via libera alla patata modificata”.

Si impegnano, questi giornalisti.

[Silently]

Tommaso Debenedetti: Libero di scrivere cazzate.

1 marzo 2010

Sapete chi è Philip Roth? Eccolo qua.

L’antefatto: nel novembre 2009, Libero se ne esce con questa intervista telefonica, ad opera di Tommaso Debenedetti.

Breve riassunto della parte incriminata: Roth è molto deluso dall’operato di Obama, di cui prima era innamorato ma che si è rivelato solo un gran chiacchierone.

Il fatto: una intervista di venerdì scorso sul Venerdì di Repubblica.
Riassunto della parte incriminata: Roth dice che Obama è un gran figo e che l’ha sempre pensata così.
L’intervistatrice (un agnellino tra le grinfie del leone) gli dice timidamente che un giornale gli ha messo in bocca le parole di cui sopra.
Roth s’incazza, chiama il suo agente, entrambi smentiscono categoricamente di aver rilasciato interviste a tale Tommaso Debenedetti, nonchè a giornali di nome Libero.

Ora, io non sono una grandissima fan di Roth. Non mi è simpatico, ho letto solo un paio di suoi libri, e comunque lungi da me dire che non sa scrivere.
Sfiora il Nobel ogni anno, e lo prenderà, alla fine. Lamento di Portnoy mi ha fatto molto ridere. Pastorale americana mi ha invorticata.
Insomma, lo stimo parecchio, ecco.

Eppure mi è sempre sembrato un personaggio molto antipatico, molto scomodo, una persona con cui mai e poi mai desidererei farei due chiacchiere.
Niente a che vedere con l’affabilità che mi potrebbe ispirare, che ne so, un Bryson, o un Melville, o un Dickens.
E quindi devo ammettere che un dubbietto mi ha sfiorata.
Roth è un uomo di una sagacia ed un’intelligenza fuori dal normale, e secondo me è anche un po’ un fijo de na mignotta non da poco.
Inoltre ha 77 anni, è fissato col sesso, si tromba la figlia degli amici, insomma è una personcina un po’ così.
D’altronde mica ci devo uscire, devo solo leggere i suoi libri.
Quindi ho pensato che forse, magari, poteva anche averla detta lui, la cazzata, e che poi se ne sia semplicemente dimenticato, o che abbia cambiato idea e se ne sia fregato poi di prendersene la responsabilità. Potrebbe anche essere, ho pensato.

Però anche io, diosanto, prima di farmi venire qualche dubbio, dovevo riflettere meglio sulla parola ‘Libero’.

Tutte le mie perplessità infatti sono state prontamente fugate, qui.

Breve riassunto: Paola Novarese, capoufficio stampa Einaudi, dice che negli ultimi mesi l’unica intervista che hanno organizzato con Roth è quella di Repubblica.
Francesco Borgonovo, responsabile culturale di Libero, dice che Debenedetti e Roth sono amiconi e che quindi non sono passati attraverso Einaudi per l’intervista.
Debenedetti è incontattabile da un paio di giorni, e dice che “OPS! Non trovo le registrazioni, accipuffolina!”

Che mi viene voglia di prenderli per un orecchio, a questi di Libero, ed apostrofarli tipo: “Dai, bambini, andate a giocare altrove, che i grandi hanno da lavorare”.

[Silently]

Giornalismo fai-da-me.

18 gennaio 2010

Faccio riferimento a questo articolo per la mia indignazione quotidiana.

“Forme nuove di saluto”, dice il signor Alessio Balbi.
Io non so che età abbia il signor Balbi, nè di dove sia originario.
Io ho 27 anni e sono di Roma, e gli posso assicurare con cognizione di causa che “Bella” NON è una NUOVA forma di saluto.
La si usava anche noi al liceo. Potrei persino produrre delle prove scritte delle mie asserzioni, IO.
Il mio primo liceo (conti alla mano) risale alla lontanissima metà anni 90′, anno più anno meno.
Cellulari e internet non esistevano (o comunque non erano per noi accessibili massicciamente e quotidianamente).
Avevamo la lira, eh? E ci salutavamo così.
Tra l’altro, ci salutavamo così a ROMA. Quando sono uscita da Roma e ho voluto esportare il mio collaudato saluto al nord Italia, la risposta che ottenevo era: ‘Bella cosa? Ma non stavi andando via?’.
Ma signor Balbi, può tranquillamente controllare di persona: faccia una telefonata fuori del Lazio e provi a salutare con “Bella!” o con la sua variante ‘Bella pe’ te!’, e poi mi dica che cosa gli rispondono.

Ma non ho finito qui.
Continuando a parlare per esperienza personale: singor Balbi, ‘tvb’, ‘xkè’, ‘cmq’ li può agevolmente trovare nei fogliettini degli studenti italiani dalla notte dei tempi della creazione dei fogliettini in classe.
Ma questo è solo un mio modesto parere; io potrei produrre delle prove scientifiche risalenti appena alle mie scuole medie, circa 1994, quindi.
Anzi, le dirò di più: ho un disegno con dedica datato 1980equalcosa che utilizza la nuovissima abbreviazione ‘xchè’.
E ribadisco: no cellulari, no internet, ma carta e penna.
Ma non voglio dimenticare neanche le sue citate ‘pisciare’ e ‘accollare’, per le quali vale lo stesso discorso fatto per il ‘Bella’. Lo può copiaincollare se vuole.

Siccome non riporta fonti, mi pare di capire che questa accuratissima analisi linguistica giovanile sia frutto dell’ingegno del signor Balbi.
Io non vorrei che si offendesse, lungi da me tal proposito, però mi pare di intuire che, secondo Lei, la ‘colpa’ del nascere (?) di questi neologismi (neologismi… punti di vista) è lo svilupparsi delle ‘comunicazioni elettroniche’.
Cioè Lei intende dire che se i ragazzi adesso si salutano con Bella e dicono Accollare e Sciallare è colpa di Internet?
O che prima dell’avvento del cellulare e dei pc sui fogliettini non si scriveva tvb e cmq?

Mi permetta di dissentire fortemente, e di insinuare il dubbio che la Sua analisi sia superficiale e non supportata da alcuno studio serio ma da supposizioni non verificate.

Anche perchè, rispettosamente parlando, cosa c’entra la povertà lessicale dei ragazzi che utilizzano la lingua inglese sul web (ampiamente documentata dallo studio commissionato dal governo britannico, e che ovviamente va ad incidere molto poco sui ragazzi italiani)
con i neologismi della nostra lingua?

E soprattutto: perchè ha usato nel titolo un ‘neologismo’ (…vabbè dai basta co’ ste parentesi ironiche!) che poi non ha spiegato nè usato nel corpo dell’articolo?

E’ naturalmente plausibile nonchè verosimile che io non abbia capito niente dell’articolo in questione (in questo caso chiederò venia come si conviene), però se così non fosse, mi colpisce molto che queste informazioni (a mio avviso sbagliate) vengano pubblicate su un giornale on-line come Repubblica, non proprio un giornalino di scuola letto da 100 persone.

[Silently]